

Gavotte I e II da Orchestral Suite n.3 BWV 1068
Johann Sebastian Bach (1685- 1750)
organo - Alessio Corti
Al lavoro con i nostri Amici
Questo è lo spazio dedicato alla collaborazione editoriale con i nostri Amici dove collezioniamo e trascriviamo le pagine che amiamo.

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Al volume è allegato un cd audio come guida all'ascolto
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere nuovi occhi”.
Marcel Proust
“Microludi” è un neologismo che condensa un temine greco (mikrós, piccolo) con un termine latino (ludus, gioco). Il gioco ha qui un senso di ricerca, di spazio da individuare e da colmare, dando a queste brevi composizioni la collocazione nel giardino della preghiera e dello spunto meditativo. I “Microludi” nascono, infatti, dalla richiesta di alcuni celebranti che si aspettano dall’organista una pagina di riflessione musicale nel dopo-omelia: un aiuto al raccoglimento, alla pausa, all’interiorità che si lascia aiutare da una melodia che non invade ma suggerisce: il tutto compresso da una fortissima sintesi, determinata dallo spazio liturgico affidato all’esecutore. In questo senso si comprenderà come la scelta, quasi obbligata, della tematica gregoriana ancorata alla modalità, consenta di sfiorare, con mano leggera, micro-architetture connotate da melodie che accompagnano l’anno liturgico nel suo inarrestabile incedere. Per il trascrittore, che ha lavorato sui manoscritti, è stata un’occasione per assaporare un linguaggio moderno ma sempre collocato nell’ambito di una comunicazione precisa, del soffermarsi su sottigliezze armoniche, sulla morbidezza dei ritmi che commentano gli incisi di antiche melodie, e di ritrovare gli stili novecenteschi svelati da alcune dediche che lasciano intravedere le derivazioni estetiche. La libertà di esecuzione, indicata dall’assenza di strutture mensurali, consentirà, a chi si vuole accostare a questa proposta, un viaggio personale, un processo altrettanto creativo che può accoppiarsi alle esili linee grafiche che emergono da questo breviario di preghiera per la tastiera. Non è obbligatorio l’uso del pedale, ma tale sostegno potrà essere adottato, se l’esecutore lo riterrà necessario, per dare risalto ad alcuni incisi con un registro solista. Una registrazione (almeno nella maggioranza dei casi) sommessa e discreta, agevolerà questo inusuale cammino musicale fatto di piccoli passi.
Francesco Gabellieri,
organista e maestro di Cappella della Cattedrale di Volterra


Uno dei simboli della svolta che Lutero impresse alla sua Riforma, risiede nella forza e nella peculiarità del Kirchenlied, più semplicemente noto come corale.
Il monaco tedesco affidò a melodie semplici ma efficaci, facili da cantare, costruite in senso strofico, il suo nuovo intendimento liturgico che scavalcava la caratterizzazione contrappuntistica della musica polifonica rinascimentale. Il corale ebbe rigogliosa fortuna stimolando non solo la partecipazione popolare ad un canto comunitario, ma suggerendo a grandi musicisti, da Bach, a Brahms, a Reger, composizioni ed elaborazioni di altissimo livello d’arte e fantasia, pur nell’obbligo di far chiaramente intendere la melodia del tradizionale corale luterano, segno del colore liturgico della festività o come preludio e intonazione alla partecipazione cantata. Il lavoro che qui presentiamo nelle trascrizioni di Mario Celant, si nutre del materiale musicale (nella sua originalità compositiva) dei cosiddetti “Preludi-Corali” organistici spesso tardo-barocchi, rendendoli strumento di canto per un coro femminile o per una sezione maschile, o in alternanza espressiva, quasi fioritura melodica all’interno di un contrappunto di scuola prevalentemente tedesca. Una delle novità di questa proposta risiede nella scelta testuale derivata dalla tradizione post-conciliare italiana che molti dei corali luterani ha adottato per rendere preziosa l’esperienza cultuale. Si attua così un incontro mirabile tra il fraseggiare elegante dell’organista, l’incedere del coro, e la proclamazione della Parola. Una volta tanto concordi con Martin Lutero che traeva dalla tradizione popolare alcune melodie, le rivestiva di parole d’abito sacro “perché al diavolo non dovrebbe essere concesso di tenere per sé tutte le melodie più belle”.
Gabriele Buffa, organista del coro “Laus Deo” cui questo lavoro è dedicato.
Al volume è allegato un cd audio come guida all'ascolto

Queste laude non sono altro che la riduzione per una voce e organo di antichi canti devozionali i quali, nella maggior parte delle pagine originali a noi pervenute, venivano interpreti a tre voci a Cappella. Una voce chiara e un accompagnamento esile e castigato nella scelta dei registri, consentiranno, in questo caso, di ricreare un clima laudistico raccolto e contemplativo nel suo procedere estetico, andando a collocarsi in parti della liturgia destinate ad un momento meditativo. Con buon gusto e delicatezza, l'organista potrà liberamente improvvisare il suo accompagnamento sul rigo qui proposto, lasciando comunque il giusto risalto alla purezza del canto espresso dalla lauda.
Gian Nicola Vessia


Al volume è allegato un cd audio come guida all'ascolto
Accade sempre più spesso che un sacerdote celebrante chieda all’organista di intervenire dopo l’omelia con una riflessione musicale che inviti l’assemblea alla meditazione della Parola appena ascoltata.
Il musicista chiamato all’impegno liturgico avrà allora due strade: o affidarsi all’improvvisazione di tipo tematico, pensando alle caratteristiche della celebrazione domenicale, o confrontarsi con qualche proposta che lo potrà aiutare a collegarsi a quello che sul foglietto festivo appare come “Canto dopo il Vangelo”: un invito all’assemblea a, dapprima riflettere, poi a recepire, attraverso un preludio organistico, l’intonazione e l’atmosfera poetica legata al canto, ad anticiparne la valenza melodica e il peso semantico.
Da questa sensibilità alla “regia liturgica”, nasce la richiesta della comunità di San Leonardo di Porto Maurizio al pensare e al proporre brevi meditazioni organistiche la cui scelta si è strettamente collegata ai canti “post Evangelium” utilizzati, negli ultimi anni, nella Diocesi di Milano.
I preludi composti per l’occasione hanno, pur nella diversità stilistica, peculiarità comuni: una fruizione quasi immediata se riferita all’ambito tecnico; la chiarezza del tema legata al canto destinato alla partecipazione assembleare; l’uso “ad libitum” del pedale pur in un impianto sostanzialmente “manualiter”; la precisazione metronomica, laddove necessario; l’uso di una registrazione semplice con rare evidenze solistiche; la adattabilità delle pagine a “qualsiasi sorta di istromento”.
Non siano, queste riportate, vissute come “costrizioni”, siano invece assunte come la “felice prigionia” di servire in semplicità la vita domenicale di una assemblea abituata alla bellezza del canto comune.
E perché il clima che si vuole proporre nelle pagine che seguono trovi una giusta collocazione estetica, si è voluto fermare il suono di queste pagine su un adeguato supporto-audio allegato a questo piccolo fascicolo musicale.
Una proposta che ha un puro valore indicativo per chi vuol capire con immediata ricezione del contesto, le sfumature e le possibilità che nascono dal sereno dialogo tra sacerdote, organista e assemblea che prega cantando.
Secondo l’eterna logica ambrosiana.
Gian Nicola Vessia,
Milano, nell’incipit del 2018
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a cura di
Francesco Gabellieri e Gian Nicola Vessia
"ad Andrea Sangalli e agli organisti
della Comunità Pastorale dei Santi Apostoli in Milano"

Se questo fascicolo musicale di brevi mottetti a cappella capitasse in mano ad un occasionale lettore, sappia, allora, che queste note sono state scritte per lasciare un segno nella cerimonia nuziale degli amici del coro “Laus Deo”.
Questa edizione, affettuosamente curata nella trascrizione dei singoli brani da Mario Celant, riporta, sotto il titolo originale di ogni brano, la dedica agli sposi. Inoltre, sotto al nome del compositore appare la data del loro matrimonio, quasi che il musicista volesse e voglia, ancor oggi, testimoniare, conservare e tutelare il ricordo di quella importante giornata. La sorprendente coerenza stilistica dei primi mottetti (nati negli anni ’80 del secolo scorso) fino alle battute polifoniche dei giorni a noi più vicini, fanno intendere che è sempre stato il “suono” del Coro “Laus Deo” e non la vena compositiva dell’autore a suggerire il clima di compostezza che governa lo snodarsi delle quattro voci in canto. A questo stile, a questo canto particolare e a queste persone che rinnovano polifonicamente emozioni e sentimenti, è dedicato questo cassetto musicale della memoria che prende il nome di “Wedding Songs”.
Gabriele Buffa, organista del coro “Laus Deo”
(Giugno, 2018)

Angelo Marzatico (1948-2016)
era un uomo generoso,
capace di amicizie durature,
un musicista fedele alla sua consolle di San Celso in Milano,
cattedra prestigiosa che servì per più di 50 anni.
Era un uomo di grandi conoscenze musicali:
quando se ne andò contammo più di 4000 CD
che spaziavano dalla adorata musica organistica all’opera lirica,
dal pianismo più ricercato alla letteratura cembalistica.
Amava Bach ma adorava anche Händel
del quale conosceva pressoché tutto il corpus compositivo.
Per questo gli amici gli trascrivevano pagine, anche rare,
per l’esecuzione organistica.
I trascrittori erano attenti ad evitare l’uso del pedale
perché una lunga e invalidante malattia
non consentiva ad Angelo una agevole pedalizzazione.
Ma ci auguriamo che la cura e l’affetto
con cui si operò su certe pagine,
supplisca alla tecnica facendo emergere
l’altissima concezione musicale del suo amato Händel
con il quale oggi dialoga.
Gabriele Buffa